In sintesi
Benvenuti a Martina Franca, la città barocca della Valle d’Itria. Il nostro tour inizia da Piazza XX Settembre dove si può ammirare l’arco di Santo Stefano, l’accesso principale al centro storico della città. Questo arco fu costruito nel 1310 quando il principe di Taranto, Filippo I d'Angiò, fece circondare il villaggio preesistente di mura, quattro porte e 24 torri, di cui 12 tonde e 12 quadrate. L’arco di Santo Stefano fu stilizzato nuovamente nel 1764.
Subito dopo l’arco troviamo, sulla destra, il Palazzo Ducale, imponente costruzione voluta da Petracone V, ottavo duca della città di Martina Franca appartenente alla famiglia Caracciolo-Pisquizi. All’interno del Palazzo Ducale è possibile visitare il piano nobile con le meravigliose sale settecentesche decorate da Domenico Carella.
Continuando a camminare in corso Vittorio Emanuele II, comunemente chiamato il Ringo, si arriva alla Basilica di San Martino, maestosa chiesa settecentesca dedicata al santo di Tours. All’interno pregevoli sono gli altari in marmi policromi che abbelliscono la chiesa. L’altare maggiore presenta al centro la statua di San Martino in abiti vescovili e in atto benedicente, la statua risale alla precedente chiesa trecentesca che fu abbattuta per far posto a quella nuova, ed è opera di Stefano da Putignano. A sinistra dell’altare maggiore si trova il Santissimo Cappellone che accoglie la tela di Domenico Carella, l’Ultima cena, considerata l’opera omnia del pittore.
Dopo la basilica di San Martino sulla sinistra si trova piazza Maria Immacolata, comunemente chiamata i Portici. Questa costruzione fu realizzata nel 1854 dall’architetto Giovanni Conversano e fino agli anni 60 rappresentava il centro economico del paese in quanto, sotto le arcate, trovavano posto le bancarelle del mercato e al centro insisteva una fontana da cui attingere l’acqua.
A sinistra di Piazza Maria Immacolata si trova Via Cavour, la strada barocca per eccellenza in quanto si trovano in successione i palazzi signorili, in stile barocco, delle più importanti famiglie della città. Il primo palazzo apparteneva alla famiglia Fanelli, sindaco della città e agente del Duca Caracciolo, e rappresenta un mirabile esempio del lavoro degli scalpellini della polvere bianca che abbellivano le facciate dei palazzi nobiliari e dell’arte del ferro con le ringhiere a ferri spanciati, opere delle maestranze locali.
Continuando su Corso Vittorio Emanuele II alla fine sulla destra si può imboccare via Umberto I e ammirare la Chiesa di San Domenico. Chiesa settecentesca realizzata a partire dal 1746. La decorazione della facciata fu affidata a Calmerio del Vecchio, scalpellino originario di Lecce e, infatti, nelle decorazioni e nei capitelli, ben visibile è l’influenza barocca tipicamente leccese. Al centro della facciata spicca il grande finestrone centrale con una testa di putto che funge da chiave di volta.